La Villa
Villa Medici del Vascello si erge maestosa all’interno di un immenso parco boscoso, che l’abbraccia tutt’intorno e la protegge dal tempo e dai secoli che scorrono tra le sue mura.
La Rocca, perfetta commistione tra fortino militare e villa gentilizia, fu eretta (su un preesistente castello) nel 1407 da Cabrino Fondulo, Signore della città di Cremona, per la sua posizione
geografica strategica rispetto ai territori di Parma, Mantova e Brescia.
Colei che però diede luce e splendore alla Villa, poiché di luce propria brillava, fu Cecilia Gallerani (1473-1536), la celebre “Dama con l’ermellino” ritratta da Leonardo da Vinci. Sarà proprio
lei infatti, tra il XV e il XVI secolo, ad ingentilire l’aspetto fortilizio della Rocca trasformandola definitivamente in abitazione signorile, aprendo le finestre all’estremità del fronte
meridionale, trasformando e rinnovando l’architettura dell’edificio (prima improntato solo ad esigenze militari e di difesa) in Villa e rendendola in breve tempo un raffinato salotto culturale,
meta di artisti, poeti, letterati.
Le trasformazioni di Villa Medici non finiscono qui perché nella prima metà dell’800, il Principe Giuseppe Vidoni-Soresina, fece realizzare un vasto giardino sul retro della villa nel cui parco
trovarono collocazione, oltre ad essenze vegetali rare e ricercate, edifici e paesaggi esotici e storici: un lago dove si svolgevano regate, rovine gotiche, una pagoda cinese, un tempio indiano,
una capanna olandese e un tempietto dorico (resti visibili ancora oggi), a creare un’atmosfera da favola crepuscolare.
Nel XX secolo la Villa vide poi il susseguirsi di varie proprietà nobiliari fino ai Medici del Vascello.
Attualmente è di proprietà del Comune di San Giovanni in Croce (dal 2002) che, con un lungo ed accurato restauro, l’ha riportata agli antichi splendori.
Chi era la Dama con l'ermellino
Il luogo è la Milano di Ludovico Maria Sforza, detto il Moro. Il tempo è quello che va dal 1482 al 1536. Sullo sfondo, lo sfarzo e gli intrighi della corte milanese.
Cecilia Gallerani nacque a Milano nei primi mesi del 1473 da una famiglia di notabili toscani che era approdata a Milano agli inizi del Quattrocento e che faceva parte dell’apparato burocratico
della corte degli Sforza.
Nel 1483, la madre Margherita promise in sposa Cecilia a Giovanni Stefano Visconti, di 24 anni più grande di lei, per evitarle la vita monastica, prassi normale allora per le figlie femmine che
non si sposavano. Il matrimonio sarebbe dovuto avvenire al compimento dei 12 anni di Cecilia, ma le cose andarono per le lunghe e nel 1487 la promessa di matrimonio venne formalmente sciolta,
ufficialmente a causa dell’impossibilità delle famiglie di far fronte alle doti pattuite, ma probabilmente, invece, è proprio attorno a questo periodo che avvenne il primo, fatale incontro fra
Cecilia e Ludovico il Moro, il quale se ne innamorò, diventò protettore della sua famiglia e la portò a vivere in un’abitazione della Parrocchia del Monastero Nuovo, probabilmente il luogo
predisposto dal Moro per i suoi incontri con lei.
Nel 1489, Cecilia aveva 16 anni: era eterea, giovane, bellissima e viveva sotto la protezione del Moro con cui inizia una storia d’amore destinata a durare nel tempo, ed ad arrivare fino a noi,
eternamente immortalata dal ritratto con l’ermellino. E’ infatti sempre nel 1489 che Leonardo ricevette la commissione dal Moro e a cui risale la datazione del dipinto stesso.
Di Cecilia Gallerani, la “Dama con l’ermellino” ritratta da Leonardo da Vinci conoscevamo poco o nulla, e questo suo mistero continua a ripetersi, inalterato nel tempo, fisso nel capolavoro del
grande genio toscano.
Nel 1490 la bellissima Cecilia fece la sua comparsa ufficiale alla Corte del Moro, il Castello Sforzesco di Milano e si stabilì a vivere nella Rocca
Cecilia rimase incinta già nel luglio dello stesso anno. La sua relazione con il Moro era nota in tutte le corti italiane e straniere, ma questa passione finì col mettere in allarme gli Este,
Duchi di Ferrara, i quali avevano promesso in sposa la loro secondogenita Beatrice. Eleonora d’Aragona insistette così perché Ludovico, recalcitrante a rispettare i patti nuziali, finalmente la
sposi.
Il matrimonio fra il Moro e Beatrice d’Este avvenne nel gennaio del 1491, quando Cecilia era in avanzato stato di gravidanza.
Cecilia partorì al castello, il 3 di maggio, il figlio Cesare: il Moro, due settimane dopo, le donò il feudo di Saronno, come omaggio per il figlio avuto.
La convivenza fra Cecilia e Beatrice si fece però sempre più insostenibile e così Ludovico fu costretto a mettere fine alla sua relazione con lei e ad allontanarla dal Castello.
Prima di lasciarla definitivamente andare le donò una ricca dote, il Palazzo dal Verme di Milano e si preoccupò di trovarle anche un buon marito: il Conte Ludovico Carminati Brambilla detto il
Bergamino, Signore di San Giovanni in Croce e feudatario dell’imponente Rocca. E’ qui che cominciò la seconda vita di Cecilia, una vita dorata e serena, ultimo regalo del Moro, fatta d’arte,
cultura, poesia e letteratura.
Il 27 luglio del 1492 venne celebrato il suo matrimonio con il Conte Bergamino.
Nella Rocca di San Giovanni Cecilia studiò latino, scrisse versi e invitò gli artisti e i nobili della zona per intrattenimenti vari.
Il Castello, residenza estiva di Cecilia, diventò così, tra il XV e il XVI secolo, un centro di letterati, pittori, artisti e poeti. Cecilia era infatti una donna colta, piena di carattere e
fascino, ammirata e stimata dai migliori ingegni del suo tempo, compreso Leonardo.
Cecilia Gallerani morì nel 1536 a 63 anni, poco dopo la fine della dinastia sforzesca e venne probabilmente sepolta nella Cappella della famiglia Carminati nella Chiesa di San Zavedro, a San
Giovanni in Croce, ma non ci sono notizie certe su questo.
Di Cecilia Gallerani, la “Dama con l’ermellino” ritratta da Leonardo da Vinci, si conosce poco e questo suo mistero continua a ripetersi, inalterato nel tempo, fisso nel capolavoro del grande
genio toscano.
L'indagine
Affascinati dalla storia del luogo e dei personaggi che qui hanno vissuto, la Crew di hesperya ha richiesto il permesso di indagine, che si è svolta in orario serale/notturno l’11 aprile
2015.
Per l’indagine sono state posizionate videocamere ad infrarosso fisse ed si sono utilizzate handycam a visione notturna e una Canon EOS 60Da con Obiettivo Canon EF 28mm f/1.8. Sono stati
collocati inoltre sensori visivi di movimento, registratori digitali e fotocamera a visione notturna con rilevatore di movimento.
Considerata la vastità della struttura e l’ampiezza degli spazi, l’indagine è stata svolta divisi in due gruppi: il primo ha indagato nell’antica parte nobile, al primo piano del palazzo; il
secondo negli estesi sotterranei della villa. E’ proprio in quest’ultimo luogo che si sono riscontrate le anomalie più interessanti dell’indagine.
Nella sessione EVP registrata nelle antiche cucine si è riscontata una variazione della temperatura dopo le domande poste da Katia. In particolare dopo la richiesta: “Puoi abbassare ancora la
temperatura?”, Katia sente chiaramente nelle cuffie collegate al suo digital recorder due piccoli colpi. Tale suono è rimasto registrato e ci ha permesso poi di identificarlo come la caduta di un
piccolo sasso.
Successivamente Katia continua la sessione EVP e chiede: “Sei una donna?”. Una volta riascoltata questa registrazione, subito dopo la domanda, si è identificata una voce dire
“UOMO”
La crew di hesperya continua l’indagine nei sotterranei della Villa e durante lo spostamento del gruppo dalla zona delle antiche cucine a quella delle celle la handy cam di Filippo, a piena
carica e con molte ore di autonomia, improvvisamente si spegne. Una volta riaccesa il display della cam segna ancora la massima carica del dispositivo, fatto che non spiega il suo precedente
spegnimento. Ulteriore anomalia viene riscontrata quando viene riascoltata la registrazione audio: nel momento in cui la cam si spegne, sul digital recorder rimane impressa una vibrazione
anomala, della frequenza di circa 100 Hz
L’ultima sessione EVP nei sotterranei si svolge nelle celle. Qui Luca chiede: “C’è qualcuno qui con noi?”. Una volta riascoltata questa registrazione si sente una voce rispondere
“DONNA”
Infine Luca termina questa sessione EVP sollecitando una possibile interazione. Alla richiesta “Prova a parlare con noi” abbiamo riscontrato una voce, rimasta impressa nella registrazione audio,
dire: “SENTO”
L’indagine di hesperya si conclude nel parco della Villa. La particolarità del luogo è dovuta al fatto che qui si trovano edifici e manufatti artistici, costruiti per impreziosire il giardino e
per offrire ulteriore svago e divertimento agli abitanti della villa e ai loro ospiti.
La crew entra all’interno della fagianiera, la cui scalinata conduce direttamente a uno specchio d’acqua. Questo elegante edificio ospitava specie autoctone ed esotiche di volatili.
Qui, in una sequenza di 5 fotografie, scattate da Katia a pochi secondi l’una dall’altra, con le stesse impostazioni e dalla stessa angolazione (con l’eccezione di una lieve diversa posizione di
scatto, in alcune foto, nell’ordine di pochi centimetri e ininfluente per il tipo di anomalia evidenziata), compare nel 4° scatto una sorta di nebbia biancastra, lattiginosa e oblunga, subito
all’esterno del tempietto. E’ importante notare che questa sorta di nebbia, che compare in una sola immagine, non si trova sull’acqua del laghetto, ma sull’erba, immediatamente fuori
dall’edificio.
La serata era estremamente limpida e questa sorta di nebbiolina lattiginosa era sul prato antistante, ad alcuni metri di distanza dall’acqua: sembra dunque difficile che possa trattarsi di
semplice condensa, data la distanza fra il prato e il laghetto. Se così anche fosse, l’anomalia dovrebbe comparire anche nelle precedenti 3 fotografie, o almeno in una di esse, oltre alla 4a,
essendo i tempi di scatto ravvicinati nell’ordine di manciate di secondi.
Questa sorta di nebbia resta quindi una stranezza che non trova spiegazione certa nelle ipotesi prettamente razionali.
La Crew di hesperya ringrazia il Sindaco Pierguido Asinari e il Comune di San Giovanni in Croce per il permesso e il privilegio di indagare in questo meraviglioso luogo, dandoci così la
possibilità di arricchire con prove importanti la nostra ricerca.
Un sentito ringraziamento va alla voce storica di Danio Asinari che, grazie alla sua disponibilità e alla sua profonda e appassionata conoscenza del luogo, ci ha permesso di apprendere la storia
di un tesoro prezioso quale è Villa Medici e quella dei suoi abitanti, tra cui la più nota ed affascinante Cecilia Gallerani.