Castello di Soncino [CR]

Data: 15 Settembre 2012


Cenni storici


Conosciuto come “la belva”. Mai ebbe pietà, mai provò amore, mai conobbe pentimento. Desideroso di veder scorrer intorno a sé sangue, dolore, violenza, tortura, massacri. Lieto di trovarsi intorno vittime rantolanti ad implorare una pietà mai concessa. Genio del male, una persona che, si dice, avesse fatto patti col diavolo per aumentare sempre più la sua malvagità. Quest’uomo fu Ezzelino III da Romano (1194 – 1259).

A questa ferocia si oppose persino papa Innocenzo IV che lo scomunicò e bandì una crociata, incitando i vescovi e le città di Lombardia, Emilia e Marca Trevigiana ad andargli contro. La sua perfidia fu tale che Dante stesso lo colloca all’Inferno, nel girone dei violenti, immerso nel fiume di sangue bollente.

 

«e quella fronte ch’a il pel così nero, / è Azzolino..» [Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto XII]

 

Grazie alle sue abilità politico militari, Ezzelino estese il suo dominio su Trento, Belluno, Vicenza, Verona, Bassano, Padova e Brescia creando una sorta di signoria ed estendendo così il suo temibile comando su gran parte dell’Italia settentrionale. La sua brama di potere però gli costò cara quando volle estendere la sua influenza anche su Milano. Il popolo milanese, con l’aiuto dei ferraresi, cremonesi e mantovani, insorse e sconfissero il tiranno nella battaglia di Cassano d’Adda. Catturato ed imprigionato a Soncino morì, a 65 anni, in seguito alle gravi ferite riportate. Spirò così come era vissuto, rifiutando sacramenti e medicine. Strappatesi le fasciature, morì dissanguato, dimostrando fino alla fine di non avere alcuna pietà, nemmeno per se stesso.

Di fronte alla salma di Ezzelino venne scritta una frase che riecheggia ancora oggi tra le mura del castello:

 

“La terra di Soncino è la tomba del cane Ezzelino, che i diavoli straziano con i cani dell’inferno.” 

 

Ironia della sorte, nemmeno i diavoli accettarono la sua anima e decisero di lasciar libero il suo spirito sulla Terra a viver nel luogo in cui morì. Infatti, le punizioni all’Inferno non sarebbero state sufficienti ma avrebbe dovuto soffrire un male ben superiore a quello fisico: la solitudine accanto al proprio corpo martoriato e l’impossibilità di nuocere ad alcuno. Ed è proprio tra quelle mura che ancora vaga il suo spirito, pronto ad apparire in ogni momento e da qualsiasi crepa della cupa Rocca di Soncino.

 

 

Descrizione indagine


Fortemente colpiti ed affascinati dalla figura del temibile Ezzelino da Romano, grazie al permesso accordatoci dal Comune di Soncino che ha aperto solo alla crew di hesperya le porte della struttura, abbiamo svolto la nostra indagine in notturna nell’intero complesso della Rocca Sforzesca tra il 15 e il 16 settembre.

Dopo un primo sopralluogo effettuato con l’utilizzo di rilevatori EMF, che ci hanno permesso di constatare la completa assenza di energia elettrica all’interno della Rocca, abbiamo proceduto a individuare i punti strategici in cui posizionare l’attrezzatura in nostra assenza.

Volutamente abbiamo lasciato registratori audio e videocamere IR in modalità REC per catturare eventuali possibili variazioni o anomalie ambientali senza la nostra interferenza negli ambienti presi in considerazione. In particolar modo abbiamo posizionato nella torre est un registratore in un’area adibita oggi a museo delle torture e un altro in un locale un tempo adibito a prigione.

Nella torre ovest, invece, abbiamo collocato una telecamera IR in una camera che nell’era medievale era riservata a stanza da notte e un’altra cam in una prigione comune.

Durante questa fase di registrazione in totale nostra assenza sono stati registrati diversi rumori anomali in quanto molto diversi dal rumore di fondo presente in tutta l’intera registrazione.

In particolare citiamo dei colpi ben assestati su superficie legnosa poco distante dal microfono del registratore digitale.

Segnaliamo inoltre dei suoni simili a risate e sospiri presenti invece nel file catturato nella stanza posta nella torre ovest.

In basso troverete i file audio da poter ascoltare; come sempre consigliamo l’uso delle cuffie.

 

Successivamente abbiamo continuato la nostra indagine effettuando registrazioni in IR e non e sessioni EVP.

Un fatto particolare che ci ha molto colpito in conclusione di indagine,  ma che purtroppo ci è stato impossibile documentare, è stato quando, percorrendo i camminamenti sulle mura, abbiamo improvvisamente udito pesanti colpi sulla passatoia in legno posta in collegamento ai due cortili interni della Rocca appena sotto di noi. Abbiamo provato a riprodurre i rumori sentiti e siamo giunti alla conclusione che l’unico modo per effettuarli era calpestare con forza e decisione tali assi. Sicuri di essere i soli all’interno della struttura, abbiamo considerato questo fatto degno di attenzione.

 

In conclusione possiamo dire che a livello strumentale (K2, registrazioni video IR e normali) non abbiamo rilevato alcuna anomalia. Tuttavia restano questi suoni rimasti impressi nei registratori e nelle videocamere posizionate per più di un’ora in completa solitudine.

Sarà nostro interesse poter aver la possibilità di tornare in futuro per una nuova indagine.

(Foto di Stefano Urso)