Castello Visconteo di Pandino (CR)

Data: 15 Dicembre 2019

A Dicembre 2019, la Crew di hesperya ha avuto la grande opportunità di svolgere un'indagine nel magnifico Castello Visconteo di Pandino (Cremona), che rappresenta un unicum tra tutti i castelli della Lombardia, poiché conserva ancora, sia all'esterno che all'interno, gli affreschi originali dell'epoca di fondazione, cosa che lo rende, ancora oggi, molto simile al proprio aspetto originario.

Affascinati dalla lunga storia e dalle vicende che si sono susseguite nel corso dei secoli nel maniero, 

abbiamo fatto una richiesta d'indagine al Comune di Pandino, che ha la propria sede nel Castello e ne è anche l'attuale proprietario.

Data l'ampiezza degli spazi, l'indagine è stata suddivisa in un primo sopralluogo, svolto a Novembre 2019, seguito poi, il mese successivo, dalla vera e propria indagine.

Parlando con alcuni membri dello Staff del Comune di Pandino (la sig.ra Ivana Stringhi, referente per l'Ufficio Turistico, la sig.ra Lisanna Marcarini e la sig.ra Marzia Volpi), che ci hanno seguito e guidato sia durante il sopralluogo che l'indagine, abbiamo appreso che nel Castello non si erano mai verificati fenomeni paranormali particolari.

Eppure, ciò che in seguito la Crew ha scoperto e registrato con la propria strumentazione, è qualcosa di eccezionale, sia per la mole di notevolissime prove raccolte, cosa che non accade spesso, e sia per la ancor più rara opportunità di essere riusciti a ricostruire la storia celata dietro alle anomalie rilevate.

Storia del Castello di Pandino

 

Attorno al 1355, il Signore di Milano Bernabò Visconti, grande appassionato di caccia, scelse Pandino per farvi costruire un castello come sua residenza estiva e di caccia, poiché il territorio di Pandino, all'epoca, era molto ricco di boschi e selvaggina.

La costruzione ha la tipica forma dei castelli viscontei di pianura del tempo: pianta quadrata, con quattro torri quadrate angolari, cortile interno con porticato ad archi acuti al piano terra, e loggiato superiore con pilastrini quadrati.

All'esterno sono visibili le numerose finestre: monofore al piano terra, in origine destinato alla servitù, e bifore al piano superiore, riservato ai nobili.

In origine, il lato est del piano inferiore era aperto come una sorta di secondo porticato, ed era adibito a salone dei banchetti.

Il Castello, nel '300, fu completamente decorato in ogni suo spazio, persino nella scuderia, oggi biblioteca.

Le pitture, tutte ancora oggi in gran parte conservate, erano composte da svariate forme geometriche, decorazioni architettoniche, e, ovunque, gli stemmi dei Signori del Castello: il biscione di Bernabò Visconti, e la scala, insegna della famiglia della moglie di Bernabò, Regina della Scala, figlia del Signore di Verona.

Tra i pochi dipinti con figure umane, si distinguono S.Antonio Abate e S.Cristoforo, dipinti ai lati

dell'ex salone dei banchetti (purtroppo parzialmente coperti, nel '400, da degli arconi di rinforzo, messi ad ogni angolo del porticato, per ovviare a problemi di stabilità del Castello), per proteggere, il primo la salute degli abitanti del Castello, e il secondo, dalle morti improvvise.

Il Castello di Pandino, nel corso dei secoli, ha poi avuto diversi proprietari e una lunghissima storia: 

eliminato Bernabò con un colpo di stato, il nipote Gian Galeazzo divenne il nuovo Signore di Milano, e nuovo proprietario del Castello. 

Filippo Maria, figlio di Gian Galeazzo, sarà l'ultimo Visconti a possedere il Castello di Pandino, perché in seguito sarà acquisito dalla famiglia Sforza.

Dopo gli Sforza, il Castello avrà altre famiglie proprietarie, che però lo terranno per pochi anni.

Gli ultimi proprietari saranno infine i D'Adda, che nel corso del XIX secolo, affitteranno le varie stanze del maniero come abitazioni private.

Nel 1947, poi, sarà il Comune di Pandino che riuscirà ad acquistare il Castello, e negli anni '50 comincerà i lavori di restauro.

Oggi, il Castello di Pandino, ospita gli Uffici Comunali, la mensa della scuola casearia, e numerose manifestazioni.

Attorno alla seconda metà del '900, Mario (detto "Marius) Stroppa, un eclettico, geniale artista e inventore, dalla mente leonardesca, originario di Pandino, visse in una delle torri del Castello, che il comune gli aveva concesso in uso per portare avanti i suoi esperimenti, meccanici ed artistici, di macchinari incredibili e futuristici.

Purtroppo Marius, nonostante il grandissimo genio e talento, non raggiunse mai il successo che avrebbe meritato, e concluse la sua vita, recluso nella sua stanza, nella torre del Castello, vivendo di pochissimo, senza possibilità neppure di scaldarsi, non avendo un camino, e morendo in povertà, nel 1964.

Alla morte di Marius, le sue opere vennero donate al Castello, con l'impegno di realizzare un museo dedicato all'artista, e così, ancora oggi, si possono ammirare, in una parte delle sale del castello, le incredibili creazioni di una mente il cui genio era troppo grande per l'epoca in cui viveva.

Storia dell' "Ardita"

 

Questa, invece, è la storia, straordinaria e struggente, che le entità, ancora presenti nel Castello di Pandino, ci hanno raccontato, durante l'indagine: è la storia di un amore che continua al di là del tempo, anche dopo la morte. 

È la storia tra l'"Ardita", una donna bella, giovane, carismatica, e il marito, cui lei deve il suo soprannome, poiché lui faceva parte del corpo militare degli Arditi, durante la Prima Guerra Mondiale.  Entrambi sono vissuti a Pandino a cavallo del 1900.

Dell'Ardita, conosciamo il nome reale, così come del marito, ma non li menzioneremo, per rispetto della privacy dei loro parenti e famigliari ancora viventi.

L'Ardita nacque nel 1894, e visse col marito nel Castello Di Pandino che, nel corso del XIX secolo 

(e fino agli anni '50 circa), fu trasformato dai D'Adda, ultima famiglia nobile proprietaria,  in una sorta di "condominio": le varie sale e stanze del Castello vennero date in affitto, sia come abitazioni private per la gente del luogo, che come rifugio per gli sfollati da Milano delle due Grandi Guerre, e anche come sede di svariate attività.

Il marito dell'Ardita, partito come combattente negli Arditi, un reparto sempre in prima linea  nelle missioni più pericolose, tornò dalla Prima Guerra Mondiale, malato o ferito, e morì a soli 33 anni,  nell'abitazione che era stata assegnata loro, sul loggiato superiore, a sinistra, salendo dalla scala principale, all'interno del Castello. 

L'Ardita e il marito, avevano due figli piccoli, più un terzo, probabilmente orfano di guerra, che lei prese in affido, e che amò molto.

L'Ardita aveva un carattere fiero e indomito, era una donna straordinaria, conosciuta e amata da tutti in paese. Era alta, magra, portava sempre un foulard in testa, e aveva sempre una scopa in mano, perché era una maniaca della pulizia.

Girava in bicicletta per le cascine del paese, dove acquistava polli, galline e capponi, che poi rivendeva alle varie famiglie che glieli richiedevano.

Un giorno, durante uno dei suoi giri in bicicletta tra viottoli e cascine, fece una brutta caduta, da cui non si risollevò più. In seguito alla caduta, e al diabete di cui già soffriva, dovette rimanere a letto per molto tempo.

La malattia andò avanti, tra alti e bassi, ancora per un po’, fino a che, la morte, la raggiunse lì, a 69 anni, nel suo amato Castello, di cui fu l'ultima abitante, e che non aveva mai voluto lasciare, neppure quando tutti gli altri se ne erano già andati nelle case nuove, moderne, costruite appositamente per alloggiare gli abitanti del Castello. E qualcuno dice che, l'Ardita, non abbia in realtà mai lasciato il Castello di Pandino, neppure dopo la morte.

Durante l'indagine, mentre la Crew stava facendo una piccola pausa e gli strumenti erano in registrazione, le gentilissime signore dello Staff del Comune che ci hanno accompagnato, Lisanna e Marzia, hanno avuto la brillantissima intuizione di mostrarci un interessantissimo libro storico, che raccontava, con tanto di fotografie, le vite di tutti gli abitanti del Castello. Sfogliandolo, siamo stati da subito molto colpiti dalla figura dell'Ardita, e dal fatto che fosse così legata al Castello, tanto da esserne l'ultima abitante. 

Inoltre, osservando la sua fotografia e la sua descrizione fisica, abbiamo notato significative analogie con una figura femminile, comparsa in un'anomalia fotografica eccezionale, durante il sopralluogo.

Questo libro, ci ha quindi permesso di orientare meglio le domande durante le successive sessioni EVP, grazie a cui, poi, riascoltando le risposte e ricollegando tutti i tasselli delle numerose e notevolissime anomalie, anche video, riscontrate, siamo riusciti a ricostruire la storia dell'Ardita e del marito. 

L'Ardita e il marito, non erano però le uniche entità presenti nel Castello (e rilevate attraverso fotografie, audio e video), perché, riascoltando gli EVP registrati durante l'indagine, ad un certo punto, uno dei nostri digital recorder lasciato da solo in una delle sale del maniero, in registrazione libera, ha catturato un'incredibile voce molto forte, gutturale e chiarissima, che ha pronunciato un nome, "Agucelmo", che noi ipotizziamo possa riferirsi ad un cavaliere di età medievale, vissuto nel Castello.

Si tratta di un EVP straordinario, per la natura della voce, molto forte e udibile senza l'ausilio delle cuffie, e per il timbro particolarissimo e gutturale, che sembra provenire davvero da un profondo oltretomba, ed è così diverso dalle voci "più moderne e vicine a noi" dell'Ardita e del marito.

Strumentazione utilizzata durante l'indagine

 

- Videocamere Handycam portatili a visione notturna + faretti infrarossi per illuminazione ausiliaria

- Videocamere fisse a visione notturna

- Reflex ad infrarossi Sony DSC F828 + faretto infrarosso per illuminazione ausiliaria

- Reflex Canon EOS 60Da con obiettivo Canon EF28mm f/1.8

- Sensori visivi di movimento

- Registratori digitali

- Fotocamera a visione notturna con rilevatore di movimento (Deercam)

- K2 EMF Meter (rilevatore di onde elettromagnetiche)

- Mel Meter (rilevatore di onde elettromagnetiche e temperatura ambientale)

Anomalie riscontrate durante il sopralluogo e l'indagine

Anomalie fotografiche

 

Prima anomalia:

 

Durante il sopralluogo eseguito dalla Crew di hesperya, effettuato a novembre 2019, in orario pomeridiano (attorno alle 15 circa) Katia scatta con la sua reflex Canon EOS 60Da, parzialmente ad infrarossi, due foto panoramiche della grande scalinata principale che, dall'ingresso del Castello, porta alla loggia superiore.

Foto 0
Foto 0

Nella prima foto, FOTO 0, nell'inquadratura si vedono salire le scale molto rapidamente Elisa, in primo piano, davanti a lei Roberta, e davanti a Roberta, la guida del Castello, Ivana (il movimento rapido dei soggetti si evince dall'effetto "movimento" dell'immagine, nonostante i tempi di scatto, 1/5 sec. ISO 400, fossero relativamente bassi per le condizioni di luce sufficienti).

Loro tre sono le ultime persone rimaste, perché tutti gli altri sono già al piano superiore.

Katia attende dunque ben 21 secondi (ricavati dal confronto dei dati exif tra questa prima foto e la successiva, quella in cui poi si verificherà l'anomalia), prima di scattare la seconda foto e, quando è certa di non avere più nessuno nell'obiettivo, scatta la foto panoramica della scalinata.

Al momento dello scatto, Katia è sola, non c'è più nessuno con lei, perché tutti sono già sul loggione, e non nota nulla di particolare.

Foto 1
Foto 1

Una volta scaricati i file RAW, però, si accorge che, nella seconda foto panoramica della scalinata, la FOTO 1, nell'angolo in alto a sinistra, compare una figura umanoide con consistenza ombrosa, che sembra salire la scalinata, appoggiandosi al corrimano, e guardando dritta nell'obiettivo della fotocamera.

La FOTO 1 è il file RAW originale non pulito, da cui si evince molto chiaramente che questa figura è un'ombra, non è corporea, nonostante sia molto ben definita.

Foto 2
Foto 2

Pulendo il file RAW, nella FOTO 2, la consistenza ombrosa di questa figura diventa ancora più straordinaria ed evidente, e si notano molto meglio alcuni dettagli veramente rari, se non unici, in una foto paranormale: la figura, che si trova dietro il vetro della tromba dell'ascensore, sta salendo le scale, ma si gira verso l'obiettivo e lo fissa. Ha una sorta di copricapo sulla testa, che forse le scende anche sulle spalle, o forse, sulle spalle le scendono dei capelli lisci e scuri. 

Il corpo è visibile solo fino al busto-bacino: la schiena è molto lunga ed inclinata in avanti, ed ha una colorazione grigia-azzurrognola, il viso, un po' più piccolo rispetto alla proporzione del busto, è quasi scheletrico, gli occhi sono due grandi orbite nere, e la bocca sembra accennare un sorriso. 

Sembra inoltre avere qualcosa di scuro vicino al braccio destro, accanto alla ringhiera, come se stesse portando qualcosa sotto braccio.

Le gambe non sono visibili, nonostante, al di là del vetro, siano visibili sia gli scalini che la ringhiera.

Nelle FOTO 3-4-5 si può osservare molto bene il dettaglio, sia a colori che in bienne, del viso e del corpo dell'anomalia, da cui si evince, che si tratta di una donna.

Le caratteristiche fisiche di questa figura femminile, sembrano corrispondere alla descrizione storica dell'Ardita (descritta nel libro sugli abitanti del Castello di Pandino che abbiamo consultato durante e dopo l'indagine): "una donna alta e magra, con i capelli scuri, un foulard sempre portato sulla testa, che abitava in un appartamento del loggiato superiore, sulla sinistra".

E la scalinata dove compare questa figura che sale le scale, è proprio quella che saliva e scendeva più volte al giorno l'Ardita, ed è anche l'unica che porta alla loggia superiore.

 

DATI EXIF RAW ANOMALIA ("FOTO 1"):

Data acquisizione: 24/11/2019 ore 15:18:27

Modello fotocamera: Canon EOS 60Da

ISO: 400

F-stop f/5

Tempo di esposizione 1/5 sec.

Distanza Focale 28mm.

Foto 3
Foto 3
Foto 4
Foto 4
Foto 5
Foto 5

La ripetizione delle prove

 

Come è prassi di hesperya, le prove, laddove è possibile, vengono sempre ripetute, anche quando si tratta di anomalie straordinarie, uniche, e già chiaramente di per sè irripetibili, perché l'obiettivo della nostra ricerca, è mostrare prove che siano confermate non solo dall'evidenza delle immagini raccolte, ma anche dalla loro impossibilità di riproduzione. 

È questo che sancisce che un'anomalia è tale, come insegna il metodo scientifico.

Il giorno dell'indagine, quindi, all'incirca ad un'ora similare, per mantenere la medesima luce, e nello stesso punto della scalinata in cui è stata scattata l'anomalia della figura che sale le scale durante il sopralluogo, abbiamo ripetuto le prove, utilizzando, naturalmente, anche la stessa reflex.

Tutti i membri della Crew, hanno salito la scalinata, posizionandosi esattamente come l'anomalia, per evidenziare analogie o differenze fisiche e, l'unico membro del gruppo che aveva più somiglianze con l'anomalia, per altezza e struttura corporea, è stata Roberta.

Attenzione, ribadiamo che non avevamo necessità di ripetere le prove perché, come già detto più sopra, quando Katia ha scattato la foto, durante il sopralluogo, nell'obiettivo non aveva nessuno, però abbiamo voluto comunque fare delle controprove, per evidenziare meglio la differenza che esiste tra l'anomalia, e la nostra Roberta, alta e magra come l'ipotetica figura dell'Ardita.

Inoltre, come ulteriore controprova, è stato anche eseguito il test dei 21 secondi: tra la FOTO 0, in cui salgono le scale la guida del Castello Ivana, Roberta ed Elisa, e la FOTO 1, in cui compare l'anomalia, passano infatti ben 21 secondi, il tempo atteso da Katia, tra uno scatto e l'altro, per assicurarsi che tutti fossero al piano superiore e nessuno fosse più nell'obiettivo.

A tutti i membri della Crew, è stato chiesto, cronometro alla mano, di salire la scalinata prima a velocità normale, poi molto rapidamente, e infine molto lentamente, e in tutti e tre i casi, tutti quanti avevano raggiunto il loggione superiore, uscendo dall'inquadratura, ben prima che i 21 secondi terminassero, a riprova che, dopo 21 secondi, Katia non poteva avere più nessuno nell'obiettivo al momento dello scatto. 

Foto 6
Foto 6

Nella FOTO 6, Roberta sta salendo le scale nello stesso identico punto dell'anomalia, e le viene chiesto di posizionarsi proprio come la figura-ombra: col viso rivolto verso l'obiettivo, e il busto inclinato in avanti.

Foto 7
Foto 7

FOTO 7: in questo confronto, con entrambi i Raw originali e non puliti, si vedono bene le differenze tra l'anomalia, sopra, di consistenza ombrosa e semitrasparente, visibile fino al busto, e con le gambe che scompaiono, e Roberta, sotto, interamente ben visibile e corporea, di cui sono evidenti viso, busto, mano, persino un anello sul dito, e le gambe.

 

FOTO 8-9: qui c'è un ingrandimento del dettaglio Roberta-Anomalia, con i Raw puliti, e la differenza tra le due figure è ancora più palese. L'anomalia ha il viso scheletrico, le orbite nere, un sorriso che sembra andare da guancia a guancia, e il busto semitrasparente.

Foto 8
Foto 8
Foto 9
Foto 9

Foto 10
Foto 10

FOTO 10: convertendo i due Raw in negativo, si nota la straordinaria differenza tra la corporeità di Roberta, omogenea dalla testa ai piedi nella colorazione, e ben nitida, e l'incorporeità dell'anomalia, con zone più fredde (le parti in azzurro del viso e del centro del busto) e zone semitrasparenti e nebulose.

Foto 11
Foto 11

FOTO 11: confronto tra il raw originale dell'anomalia, non pulito, in cui appare come un'ombra, e il raw pulito, in cui si evidenziano maggiormente i tratti del viso scheletrici e il busto nebuloso.

Foto 12
Foto 12

FOTO 12: Confronto tra il "volto" dell'anomalia e una fotografia dell'Ardita.

 

DATI EXIF RAW RIPETIZIONE PROVE ("FOTO 6"):

 

Data acquisizione: 15/12/2019 ore 16:13:26

Modello fotocamera: Canon EOS 60Da

ISO: 400

F-stop f/5

Tempo di esposizione 1/5 sec.

Distanza Focale 28mm.

Seconda anomalia:

 

Ai piedi della scalinata che porta alla Torre Marius Stroppa, Katia scatta in infrarosso, una sequenza di due foto in cui, nella prima foto della sequenza, FOTO 13, non compare nessuna anomalia, ma, nella sequenza successiva, FOTO 14, appare, sull'estrema sinistra, sospesa nell'aria, una sorta di figura femminile bioluminescente, col corpo ad anfora e senza testa, simile alle antiche statue greche, che sembrerebbe tenere, con il braccio sinistro, una specie di lunga asta.

Nella FOTO 15 il confronto fra le due sequenze, senza anomalia, e con anomalia.

Nella FOTO 16 un dettaglio ingrandito dell'anomalia bioluminescente sospesa a mezz'aria.

 

 

DATI EXIF RAW ANOMALIA FIGURA BIOLUMINESCENTE ("FOTO 14"):

 

Data acquisizione: 15/12/2019 ore 19:40:08

Modello fotocamera: Sony DSC-F828

ISO: 1600

F-stop f/2.2

Tempo di esposizione 1/8 sec.

Distanza Focale 14mm. 

 

Riguardo a questa strana figura, ci hanno poi raccontato di una leggenda locale che riguarderebbe una strega che compare durante le notti d'inverno, tenendo una lunga scopa in mano. Che sia lei?

Foto 13
Foto 13
Foto 14
Foto 14
Foto 15
Foto 15
Foto 16
Foto 16

Terza anomalia:

 

All'interno di una delle sale del castello, Katia scatta in infrarosso una serie di 3 foto: nella prima e nella terza di queste immagini non c'è nessuna anomalia, FOTO 17 e 19, ma nella seconda foto, FOTO 18, l'immagine scattata appare quasi completamente bianca, come se la luce abbagliante di un faro fosse stata puntata verso l'obiettivo, ma non c'era alcuna luce anomala, come si evince dal confronto delle tre sequenze fotografiche, FOTO 20.

 

DATI EXIF RAW ANOMALIA LUCE BIANCA ("FOTO 18"):

 

Data acquisizione: 15/12/2019 ore 20:26:20

Modello fotocamera: Sony DSC-F828

ISO: 1600

F-stop f/2

Tempo di esposizione 0.6 sec.

Distanza Focale 7mm.

Foto 17
Foto 17
Foto 18
Foto 18
Foto 19
Foto 19
Foto 20
Foto 20

Anomalie video

 

Prima anomalia video:

 

Nella Torre Marius Stroppa, Roberta riprende con la sua Handycam infrarossi, un Orb (sfera di luce bioluminescente), che appare all'improvviso mentre cerchiamo un'interazione con le entità, attraverso le domande in EVP, in particolare, l'Orb compare mentre chiediamo se ci sia qualcuno lì con noi. 

La piccola sfera luminosa, poi, scompare nel nulla muovendosi rapidamente e seguendo una traiettoria diagonale ben precisa.

 

Non si è trattato di polvere, perché non c'erano pulviscoli all'interno della torre, nè di insetti, non presenti date le rigide temperature invernali.

Seconda anomalia video:

 

Nella Sala degli Affreschi, Mattia riprende con la sua Handycam infrarossi, due straordinarie ombre nere umanoidi (molto rare da vedere e, soprattutto, da riprendere durante un'indagine), che passano davanti al suo obiettivo, a pochi secondi l'una dall'altra. Sono ombre scure molto grandi, e ben visibili, che si muovono rapidamente.

Terza anomalia video:

 

Contemporaneamente alle ombre nere filmate da Mattia, sempre nella Sala degli Affreschi, Roberta riprende con la sua Handycam alcune variazioni di temperatura del Mel, che avvengono su precise domande di richiesta di abbassamento o innalzamento della temperatura, dell'ordine di 1 grado circa.

Anomalie audio

 

Anche per quanto riguarda gli audio (EVP) registrati, abbiamo delle prove eccezionali.

Su tutte, lo straordinario EVP registrato in una delle sale del castello, con il digital recorder lasciato in registrazione libera, che cattura una voce nitidissima, profonda e gutturale, che dice chiaramente la parola "AGUCELMO", che noi ipotizziamo possa essere il nome di un cavaliere medievale.

Questo Evp è uno di quei rarissimi audio in cui la voce dello spirito è così forte e chiara da poter essere ascoltata molto bene anche senza cuffie.

Seguono poi una serie di audio in cui abbiamo un colpo improvviso molto forte, sempre all'interno di una delle sale del Castello, e poi una serie di importanti risposte ad alcune domande specifiche, che ci fanno capire che l'entità maschile che ci ha seguito per tutta la nostra indagine, era con grande probabilità il marito dell'Ardita, mentre la voce femminile, che compare più di rado, è probabilmente l'Ardita, sempre sulla base delle risposte alle nostre domande.

L'indagine si chiude con un ultimo evp, in cui si sente sempre questa voce femminile, intonare una sorta di cantilena.

La Crew di hesperya ringrazia in modo speciale il Comune di Pandino e tutto il suo Staff, per la grandissima cordialità e disponibilità dimostrata, e per averci dato l'opportunità di svolgere un'indagine nella magnifica location del Castello, permettendoci così di arricchire, con prove straordinarie, la nostra ricerca.