Villa Sbertoli: fantasmi che urlano il loro dolore

di Roberta Faliva

 

Nell’Ottocento era una meravigliosa e lussuosa villa, circondata da un parco grande da cui si poteva scorgere Pistoia. Villa Sbertoli, così chiamata proprio dal nome del proprietario, era formata da più costruzioni e custodiva un segreto.

Il figlio del proprietario soffriva di una malattia mentale che nessuno era riuscito mai a curare. Alla sua morte l’uomo donò tutte tutte le proprietà, compresa la vill,a a un'opera pia che in cambio si sarebbe presa l’onere di curare tutti i soggetti affetti da ogni malattia mentale.
Si narra che tale scelta fu compiuta per permettere al figlio di poter vivere in un ambiente sanitario, ma che lo facesse sentire “a casa” essendo questa proprio la residenza nella quale era cresciuto.
Per questo all’interno della villa si possono vedere i segni architettonici di una residenza di lusso in contrasto con altri ambienti ben più inquietanti, di un ambiente che certo voleva “curare” le persone, ma rinchiudendole.
La struttura è dismessa dal 1990 e da allora nessun acquirente è stato trovato.
Strane voci circolano sulla villa, una tra tutte quella riferita al figlio del proprietario. Molti testimoni raccontano che spesso si sente ancora il pianoforte suonare durante le ore del giorno e si odono improvvisi lamenti e pianti che squarciano la notte, provenienti dalle celle di isolamento.
Come per tanti altri luoghi di cura, anche le mura di questa villa raccontano un triste passato di dolore, praticamente rimasto intatto: da una parte meravigliosi affreschi decorano stanze ormai fatiscenti, dall’altra il dolore dei pazienti rappresentato con colori accesi e frasi angoscianti sulle mura delle loro celle.

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