Primo Maggio: la storia dei "Martiri di Chicago"

di Roberta Faliva

 

Si chiamavano August Spies, Albert Parsons, Adolph Fischer, George Engel, Louis Lingg, Michael Schwab, Samuel Fielden e Oscar Neebe. Furono tedeschi e americani, socialisti e anarchici, ma più di tutto lavoratori e uomini liberi che la storia li ricorda come "martiri di Chicago".

Il 4 maggio 1886, nel pieno centro di Chicago, si stava svolgendo un presidio di lavoratori in segno di protesta per i pesanti orari lavorativi. Il raduno aveva avuto inizio nel pomeriggio ma, finito il discorso di Fielden, una delegazione della polizia si avvicinò al palco e decise di disperdere la folla. A quel punto la tragedia: un ordigno esplose a pochi passi dalla prima fila e immediatamente la polizia iniziò a sparare. Sul terreno rimasero decine di morti e di feriti. Subito dopo i fatti le autorità locali arrestarono August Spies, Albert Parsons, Adolph Fischer, George Engel, Louis Lingg, Michael Schwab, Samuel Fielden e Oscar Neebe, accusati di aver organizzato l'attentato. Nonostante l'assenza di prove, vennero condannati e si aprirono per loro le porte del patibolo. Divennero i "martiri di Chicago".
Pochi anni dopo, nell'estate del 1889, in memoria degli scioperi per il raggiungimento delle otto ore, si decise di proclamare il 1° maggio giornata internazionale dei lavoratori.
Poco prima di morire sulla forca August Spies gridò: "Verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più potente delle voci che strangolate oggi".
Da allora, ogni primo maggio, quando le macchine delle fabbriche si fermano, le ciminiere smettono di fumare e le braccia riposano, la voce di Spies pare riecheggiare le medesime parole.

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