Il Castello del Catajo e la Dama Azzurra

di Emanuela Galvani, Mattia Laude e Stefano Urso


Il Castello del Catajo spicca grandioso sulla strada che da Padova conduce a Battaglia Terme.

il Castello del Catajo
il Castello del Catajo

Fu costruito per volere di Pio Enea degli Obizzi in soli tre anni dal 1570 al 1573 e deve il suo nome alla località in cui è sorto “Cà del Tajo”. Pio Enea era sposato con Lucrezia Dondi dell’Orologio, diciotto anni più giovane, da un matrimonio celebrato a Padova il 21 gennaio 1629. La loro unione portò alla nascita di tre figli. Che il matrimonio fosse la coronazione di un vero amore o solo di convenienza non è dato saperlo. Di certo il rapporto fra marito e moglie non era idilliaco. Nel 1650, attraverso l’amicizia con il loro figlio Roberto, fece ingresso nel castello un certo Attilio Pavanello che familiarizzò con Pio Enea e con la consorte. Fra i due uomini nacque una grande amicizia e per Pio Enea, il Pavanello divenne il suo più caro amico e protettore. Questo giovane, perché aveva 23 anni, ben 17 in meno di Lucrezia, si innamorò perdutamente di lei. Durante la separazione dei due coniugi a causa di un viaggio nel Novembre 1654, su indicazione del marito, Lucrezia si recò al Palazzo degli Obizzi a Padova in attesa del ritorno del marito. Fu la notte fra il 15 e il 16 Novembre di quell’anno, che Pavanello si introdusse nel palazzop, seguendo un piano ben escogitato, e si nascose nel corridoio di servizio che era attiguo alla camera matrimoniale. Attese la tarda notte per fare irruzione nella camera da letto dove Lucrezia stava dormendo, chiudendo dietro di sé le tre porte di accesso.

Pio Enea e la moglie Lucrezia Dondi
Pio Enea e la moglie Lucrezia Dondi

Nella stanza, assieme a Lucrezia, vi era anche il piccolo Ferdinando, il terzogenito della famiglia che fu preso di peso e chiuso a chiave in una stanza. Tentando di ottenere da Lucrezia ciò che bramava da tempo,  dapprima con la persuasione, poi con la forza, ebbe nella donna un effetto indesiderato, di repulsione e minaccia di rivelare tutto al marito Enea. Le probabili tensioni del momento e la paura che le urla della donna potessero svegliare la servitù, fecero perdere il controllo ad Attilio Pavanello, facendogli brandire un rasoio che finii per ferire la donna e ridurla al silenzio con un ultimo taglio alla gola. L’uomo poi fuggì da dove era provento e, solo quando la servitù riuscì ad entrare nella stanza abbattendo le porte, venne ritrovata Lucrezia in fin di vita con la lama spezzata di un rasoio accanto al corpo. Le numerose prove e testimonianze portarono all’arresto Attilio Pavanello, mentre la donna fu seppellita a Padova.
Dopo alcuni giorni dalla morte di Lucrezia, Pio Enea fece rimuovere dal palazzo la porzione di pavimentazione della camera che era sporca del sangue della moglie e fu assemblato e appeso in uno dei muri d’entrata all’interno del castello. Successivamente Enea trasferì al castello anche tutti gli effetti personali della defunta moglie.
Si narra quindi che lo spirito della sfortunata Lucrezia vaghi ora nel Castello e molti sostengono di aver scorto una figura vestita di azzurro affacciarsi alle finestre più alte del Catajo, tanto da nominare questa presenza “Dama Azzurra”.


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